Emettitori e sistemi di disinfezione UVC
La disinfezione con raggi UVC è un modo efficace per distruggere microrganismi tra cui batteri, virus, spore di muffa.
Nevlight Healthcare Division utilizza i raggi UV-C come soluzione per la decontaminazione microbica, una tecnologia che con il passare degli anni è stata riconosciuta come sinonimo di efficacia e sicurezza.
Perchè scegliere gli UV-C
Raccomandazioni sulla sanificazione di superfici, ambienti interni e abbigliamento
Rapporto ISS COVID-19 – N. 25/2020
(Gruppo di Lavoro ISS Biocidi COVID-19)
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Il rapporto presenta una panoramica relativa all’ambito della sanificazione di superfici e ambienti interni non sanitari per la prevenzione della diffusione dell’infezione COVID-19. Le indicazioni si basano sulle evidenze, a oggi disponibili, relativamente alla trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2, della sopravvivenza del virus su diverse superfici e dell’efficacia dei prodotti utilizzati per la pulizia e la disinfezione/sanitizzazione dei locali. Le indicazioni considerano anche l’impatto ambientale e i rischi per la salute umana connessi al loro utilizzo. Il documento include anche indicazioni sul trattamento del tessile da effettuarsi in loco (sia abbigliamento in prova che superfici non dure quali arredi imbottiti, tendaggi, ecc). Il rapporto precisa i termini usati nell’ambito della disinfezione chiarendo la differenza tra disinfettante, sanificante, igienizzante per l’ambiente e detergente.
Trattamento mediante ozono
Ambito normativo specifico
L’ozono generato in situ a partire da ossigeno è un principio attivo ad azione “biocida” in revisione ai sensi del BPR2 come disinfettante per le superfici (PT2 e PT4) e dell’acqua potabile (PT5) e per impiego nelle torri di raffreddamento degli impianti industriali (PT11). Sebbene la valutazione non sia stata completata, è disponibile un’ampia base di dati che ne conferma l’efficacia microbicida anche sui virus (20-27). In attesa dell’autorizzazione a livello europeo, la commercializzazione in Italia come PMC con un claim “disinfettante” non è consentita data l’impossibilità (generazione in situ – produzione fuori officina) di individuare un sito specifico da autorizzare come previsto dalla normativa nazionale. Pertanto, in questa fase, l’ozono può essere considerato un “sanitizzante”. L’utilizzo dell’ozono è attualmente consentito a livello internazionale in campo alimentare, per i servizi igienico-sanitari di superficie e acque potabili (FDA, USDA, US-EPA, CNSA) (36,37,38,40).
Valutazione tecnico-scientifica
L’attività virucida dell’ozono si esplica rapidamente in seguito a ozonizzazione (28-30). Come per molti altri prodotti usati nella disinfezione, non esistono informazioni specifiche sull’efficacia contro il SARS COV-2. Di contro sono disponibili diversi studi che ne supportano l’efficacia virucida (Norovirus) in ambienti sanitari e non (29). Anche a basse concentrazioni, con elevata umidità, l’ozono ha una elevata azione disinfettante virucida in aria (30).
L’International Ozone Association (www.iao-pag.org) conferma l’efficacia dell’ozono per l’inattivazione di molti virus anche se non è a conoscenza di ricerche specifiche su SARS-CoV-2. A livello industriale, l’ozono viene generato in situ mediante ozonizzatori, che devono essere adattati di volta in volta in relazione agli spazi (dimensioni, materiali coinvolti) e ai target (11,19,20,21,22,23,24,25).
I generatori di ozono devono essere conformi alle direttive su bassa tensione (Direttiva 2014/35/CE), compatibilità elettromagnetica (Direttiva 2014/30/CE) e Direttiva 2011/65/CE (RoHS) sulla restrizione di sostanze pericolose.
L’ozono è un gas instabile e decade spontaneamente a ossigeno (31,32,33). Il tempo necessario per il decadimento dell’ozono, dipendente da temperatura, umidità e contaminazione chimica e biologica, ed è sempre in funzione delle concentrazioni di utilizzo.
In condizioni reali il tempo di decadimento naturale necessario per rendere accessibili i locali è di almeno 2 ore. Se possibile, è preferibile eseguire i trattamenti nelle ore notturne in modo che alla ripresa del lavoro la quantità di ozono ambientale si trovi entro i limiti di sicurezza sanitaria.
Evitare di eliminare l’ozono residuo ricorrendo alla ventilazione forzata per convogliarlo in ambiente esterno: il DL.vo 155/2010 (67) fissa valori limite e obiettivi di qualità anche per le concentrazioni nell’aria ambiente di ozono.
Sulla base della normativa CLP e REACH (34,35) i registranti hanno classificato, in regime di autoclassificazione, l’ozono come: sostanza che può provocare o aggravare un incendio; letale se inalata, provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari, provoca danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta per via inalatoria, molto tossica per l’ambiente acquatico con effetti di lunga durata.
Alcuni notificanti identificano l’ozono come sospetto mutageno. Le autorità competenti tedesche hanno manifestato nel 2016 a ECHA l’intenzione di proporre per l’ozono una classificazione ed etichettatura armonizzate anche come mutageno di categoria 2 e cancerogeno di categoria 21.
Il rischio ambientale, in seguito all’utilizzo di ozono per il trattamento delle superfici, appare al momento trascurabile, considerata l’elevata percentuale di ozono normalmente presente nell’atmosfera.
In conformità alle norme HACCP2 e al DL.vo 81/2008 (41), in assenza di valori adottati nel quadro normativo Italiano, gli operatori devono rispettare i TLV –TWA dell’ACGIH3 di seguito riportati, in relazione a carico di lavoro e durata cumulativa dell’esposizione:
• TLV – TWA (8 ore), 0,05 ppm (0,1 mg/m3), lavoro pesante;
• TLV – TWA (8 ore), 0,08 ppm (0,16 mg/m3), lavoro moderato;
• TLV – TWA (8 ore), 0,10 ppm (0,2 mg/m3), lavoro leggero;
• TLV – TWA (≤ 2 ore), 0,2 ppm (0,39 mg/m3), frazioni di lavoro leggero, moderato o pesante.
Considerato che a concentrazioni inferiori a 2 ppm, l’ozono ha un odore caratteristico piacevole (42), che diventa pungente e irritante a livelli superiori, e che è riconoscibile già a concentrazioni molto ridotte (0,02 e 0,05 ppm), i soggetti potenzialmente esposti sono preavvertiti rispetto al raggiungimento di concentrazioni elevate e potenzialmente dannose per la salute. L’odore non costituisce, comunque, un indice attendibile della concentrazione presente nell’aria per fenomeni di assuefazione.
Le Linee guida (43) dell’OMS per la qualità dell’aria outdoor (2005) raccomandano un limite giornaliero di 100 μg/m³ (ca. 0,05 ppm). Il National Institute for Occupational and Safety Health (NIOSH) indica per l’ozono un valore IDLH (concentrazione immediatamente pericolosa per la vita o per la salute) di 5 ppm (10 mg/m3) e livelli di concentrazione simili al valore IDLH o maggiori sono di fatto raggiunti nelle condizioni di utilizzo.
In generale, deve essere evitata la pratica di rientrare nelle aree trattate dopo un determinato periodo di tempo dalla fine dell’ozonizzazione.
L’uso di l’ozono deve avvenire in ambienti non occupati e debitamente confinati. Per ridurre il rischio, possono essere predisposti dispositivi visivi in ogni punto di accesso degli ambienti in fase di trattamento e allo stesso modo possono essere predisposti segnalatori di libero accesso. Pertanto, prima di ricorrere all’utilizzo di tale sostanza per il trattamento di locali è necessario valutare il rischio di esposizione sia degli addetti alle operazioni di sanificazione sia del personale che fruisce dei locali sanificati. Gli operatori devono essere addestrati ed esperti e provvisti di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI). Alla luce di quanto sopra non è pertanto indicato per uso domestico.
Trattamento mediante radiazione ultravioletta
Ambito normativo specifico
Dal punto di vista normativo, si fa presente che, poiché l’attività disinfettante della radiazione ultravioletta, si attua mediante un’azione di natura fisica, i sistemi di disinfezione basati su UV-C non ricadono nel campo di applicazione del BPR che esclude espressamente dalla definizione di biocida, i prodotti che agiscano mediante azione fisica e meccanica. Anche a livello nazionale non rientrano, secondo il DPR 6 ottobre 1998, n. 392 sui PMC, i prodotti la cui attività disinfettante operi mediante azione fisica o meccanica.
Valutazione tecnico – scientifica
Tipicamente, le lampade germicida utilizzate in sistemi di sterilizzazione hanno emissione dominante intorno alla lunghezza d’onda di 253 nm (nanometri). Vengono in genere filtrate le componenti con lunghezza d’onda inferiore a 250 nm, per prevenire il rischio di produzione di Ozono. In questi casi la lampada è definita “ozone free”. Qualora le componenti UV di lunghezza d’onda inferiore a 250 nm non siano schermate dovranno essere messe in atto anche le procedure di sicurezza per prevenire l’esposizione ad Ozono, indicate al paragrafo “Trattamento con Ozono”.
La radiazione UV-C ha la capacità di modificare il DNA o l’RNA dei microorganismi impedendo loro di riprodursi e quindi di essere dannosi. Per tale motivo viene utilizzata in diverse applicazioni, quali la disinfezione di alimenti, acqua e aria. Studi in vitro hanno dimostrato chiaramente che la luce UV-C è in grado di inattivare il 99,99% del virus dell’influenza in aerosol (44, 45). L’azione virucida e battericida, dei raggi UV-C è stata dimostrata in studi sul virus MHV-A59, un analogo murino di MERS-CoV e SARS-CoV-1. L’applicazione a goccioline (droplet) contenenti MERS-CoV ha comportato livelli non rilevabili del virus MERS-CoV dopo soli 5 minuti di esposizione all’emettitore UV-C (una riduzione percentuale superiore al 99,99%) (46) e sono risultati efficaci anche nella sterilizzazione di campioni di sangue (47). In particolare è stata dimostrata l’inattivazione di oltre il 95% del virus dell’influenza H1N1 aerosolizzato mediante un nebulizzatore in grado di produrre goccioline di aerosol di dimensioni simili a quelle generate dalla tosse e dalla respirazione umane. Lo studio di Bedell et al. (46) descrive gli esperimenti riguardanti gli studi di efficacia di un metodo di disinfezione delle superfici rapido, efficiente ed automatizzato basato sulle radiazioni UV-C, potenzialmente in grado di prevenire la diffusione dei virus nelle strutture sanitarie.
Gli emettitori di radiazioni UV-C che possono avere funzione di pulizia, igienizzazione o disinfezione, hanno dimostrato che la potenza della luce UV-C e il tempo in cui le superfici sono esposte a questa luce variavano considerevolmente tra i prodotti di pulizia UV-C commercializzati ed in base al design del prodotto.
Se le superfici sono esposte a una radiazione UV non sufficientemente intensa, ciò potrebbe comportare una disinfezione inadeguata e conseguenti problemi di sicurezza e prestazioni (44).
La radiazione UV-C può essere utilizzata in sicurezza in sistemi chiusi per disinfettare le superfici o gli oggetti in un ambiente chiuso in cui la luce UV non fuoriesce all’esterno. Basta infatti un contenitore di plexigas o di vetro per schermare efficacemente la radiazione UV-C.
Viceversa, i sistemi tradizionali con lampade UV-C installate a parete o a soffitto che generano luce UVC in assenza di protezione dell’utente dall’esposizione, rappresentano un potenziale pericolo in funzione della lunghezza d’onda, dell’intensità e della durata di esposizione (48), in considerazione del fatto che la radiazione UV-C di per sé non può essere percepita dall’essere umano in quanto non dà alcuna sensazione termica e non è visibile (49,50).
Infatti, come documentato in letteratura, la radiazione UV-C nell’intervallo 180 nm 280 nm è in grado di produrre gravi danni ad occhi e cute. Inoltre la radiazione UV-C è un cancerogeno certo per l’uomo per tumori oculari e cutanei (Gruppo 1 A IARC) (48).
In relazione alla sicurezza dei lavoratori, l’impiego di tali sistemi è disciplinato dal DL.vo 81/2008 Titolo VIII Capo V che prescrive l’obbligo di valutazione del rischio per le sorgenti di radiazioni ottiche artificiali e fissa specifici valori limite di esposizione per la prevenzione degli effetti avversi su occhi e cute derivanti da esposizione ad UV, espressamente indicati nel testo di legge e riportati in Tabella 3, recependo la Direttiva Europea 2006/25/UE Radiazioni Ottiche Artificiali.
Regione spettrale | Occhio | Pelle | |
---|---|---|---|
Ultravioletto C | Foto cheratite | Eritema | Tumori cutanei |
180-280 nm | Foto congiuntivite | (scottatura della pelle) | Processo accelerato di invecchiamento della pelle |
I valori limite fissati dalla vigente normativa in relazione all’impiego di lampade germicida con emissione UV-C 180-250 nm sono stati recentemente confermati dallo SCHEER (Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori) in relazione all’evidenza che l’esposizione accidentale agli UV-C generati da lampade germicide in tale intervallo di lunghezze d’onda è in grado causare gravi danni eritemali, ustioni e gravi forme di fotocheratiti e fotocongiuntiviti a soggetti inconsapevolmente espositi anche per brevi periodi (SCHEER – Health effects of UVC lamps 2017) (51).
Pertanto, per prevenire danni da esposizioni accidentali delle persone, è indispensabile che la lampada sia accesa solo se è esclusa la presenza di persone nell’area di irraggiamento.
L’entità del rischio va considerata in relazione alla distanza di osservazione e alla intensità di emissione della sorgente. Un documento pubblicato sul Portale Agenti Fisici (PAF) (52) presenta le procedure operative per la prevenzione del rischio da esposizione a radiazioni ottiche artificiali, in ambito sanitario, di laboratorio e di ricerca, focalizzandosi sull’emissione di radiazione UV da lampade germicide.
Il Capo V del Titolo VIII del DL.vo 81/2008, è finalizzato a prevenire i rischi per la salute e sicurezza che possono derivare dall’esposizione alle radiazioni ottiche artificiali o al loro impiego negli ambienti di lavoro con particolare riferimento agli effetti nocivi a carico di occhi e cute. Negli ospedali e nei laboratori di analisi dove vengono sistematicamente utilizzate questo tipo di sorgenti, per prevenire danni da esposizioni inconsapevoli delle persone, il personale addetto deve essere adeguatamente formato, gli ambienti dove sono attive lampade germicida devono essere segnalati con opportune avvertenze di pericolo; tutte le entrate devono essere collegate a sistemi automatici che in caso di apertura involontaria, spengono le sorgenti al fine di evitare qualsiasi esposizione accidentale, anche momentanea, alla radiazione UV-C.
Studi recenti, presenti in letteratura, hanno evidenziato che le lunghezze d’onda della regione del lontano UV-C (comprese tra 200 nm e 222 nm) sono in grado di inattivare efficacemente patogeni batterici e virali senza provocare, al contempo, citotossicità o mutagenicità alle cellule umane (53). L’assenza di danno per le cellule umane si basa sul principio biofisico secondo cui la luce del lontano UV-C ha un basso coefficiente di penetrazione. Pertanto, è in grado di penetrare e inattivare batteri e virus, che hanno una dimensione pari o inferiore a 1 μm, ma non (o solo parzialmente) cellule di mammifero (circa 10 – 25 μm di diametro) o i tessuti con strato corneo. Un recentissimo studio condotto dal centro di ricerca “Columbia University Center for Radiological Research” (CCR) pone nuovamente l’accento sull’efficacia dell’irraggiamento tramite UVC.
Il CCR sta lavorando su un progetto dal titolo “Limiting the spread of novel coronavirus (and other viruses, too) using the power of light” (54) che utilizza una tecnologia con irraggiamento con luce a lunghezza d’onda di circa 220 nm per valutare la possibilità di uccidere i virus prima che possano essere inalati. Lo studio citato indica come “sicura per la salute umana” tale applicazione mentre, come indicato, tutto l’UV-C è in grado di danneggiare le cellule umane e produrre fotocheratiti/fotocongiuntiviti, danno eritemale, ecc. In uno altro studio (55) è emerso che la lampada ad eccimeri filtrata Kr-Cl con luce a 222 nm è in grado di uccidere in vitro cellule di Staphylococcus aureus meticillino-resistente, una delle principali cause di infezioni comunitarie e nosocomiali, in modo quasi altrettanto efficiente di una lampada UV germicida convenzionale a 254 nm con la differenza che quest’ultima è quasi altrettanto efficace nel causare danno alle cellule umane. È stato inoltre dimostrato (55) che basse dosi di radiazioni UV-C sono efficaci contro i virus trasportati dagli aerosol.
Alla luce dei risultati riportati, pur essendo necessarie ulteriori evidenze sull’efficacia valutata “su campo”, la metodologia basata sulle radiazioni del lontano UV-C potrebbe diventare uno standard per la disinfezione degli ambienti ospedalieri al fine di ridurre i tassi di infezione, in particolare quelli dovuti ad agenti patogeni e ai virus.
L’impiego delle radiazioni del lontano UV-C non richiederebbe l’utilizzo di DPI per pazienti o personale medico. In particolare, potrebbe essere indicato per la disinfezione di superfici e di qualsiasi ambiente con un’alta probabilità di trasmissione di agenti patogeni per via aere, mettendo in atto le opportune misure di sicurezza precedentemente indicate.
In relazione all’efficacia dell’azione germicida ed alla capacità di sterilizzare l’ambiente o le superfici, è indispensabile tenere presente che la presenza di polvere e sporcizia sia sulla lampada che nell’ambiente o sulla superficie riduce drasticamente l’azione germicida.
Pertanto la lampada germicida dovrebbe essere accesa solo dopo una accurata pulizia dei locali in assenza di persone, ed essere regolarmente pulita secondo le modalità indicate dal costruttore.
In genere l’emissione UV delle lampade e di conseguenza l’efficacia germicida decresce con il tempo di impiego della lampada, che andrà tenuto rigorosamente sotto controllo, seguendo e istruzioni fornite dal costruttore.
La manutenzione di tali apparati è estremamente importante ai fini dell’efficacia e della sicurezza. In caso di rottura della lampada germicida a mercurio è necessario ventilare l’ambiente ed evitare qualsiasi contaminazione per contatto ed inalazione del vapore del mercurio contenuto nella lampada, che è altamente tossico. Dovrà essere predisposta una procedura di rimozione in sicurezza dei frammenti della lampada, secondo quanto indicato nel manuale di istruzioni fornito dal costruttore.
Infine, è importante tenere presente che la lampada dismessa o rotta va trattata come rifiuto speciale a causa della presenza di mercurio che è altamente tossico per l’uomo e per l’ambiente. Andranno adottate le procedure di smaltimento indicate dal costruttore.
Raggi UV vs. COVID19: il potere germicida della luce ultravioletta contro la pandemia
Gli studi INAF, Università Statale, INT di Milano e Fondazione Don Gnocchi hanno importanti ricadute per gestire le prossime fasi dopo il picco della pandemia.
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La luce ultravioletta a lunghezza d’onda corta, o radiazione UV-C, quella tipicamente prodotta da lampade a basso costo al Mercurio (usate ad esempio negli acquari per mantenere l’acqua igienizzata) ha un’ottima efficacia nel neutralizzare il coronavirus SARS-COV-2. Lo conferma uno studio sperimentale multidisciplinare effettuato da un gruppo di ricercatori, con diverse competenze, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dell’Università Statale di Milano, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) e dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi.
È ben noto il potere germicida della luce UV-C (che ha tipicamente una lunghezza d’onda di 254 nanometri, ovvero 254 miliardesimi di metro) su batteri e virus, una proprietà dovuta alla sua capacità di rompere i legami molecolari di DNA e RNA che costituiscono questi microorganismi. Diversi sistemi basati su luce UV-C sono già utilizzati per la disinfezione di ambienti e superfici in ospedali e luoghi pubblici. Tuttavia, per quanto spesso questa tecnologia venga richiamata pubblicamente a livello internazionale anche per la lotta alla diffusione della pandemia COVID19, una misura diretta della dose di raggi UV necessaria per rendere innocuo il virus non era stata ancora effettuata e finora erano state considerate dosi con valori tra loro molto contraddittori, derivati da altri lavori scientifici riguardanti precedenti esperimenti su altri virus. “Abbiamo illuminato con luce UV soluzioni a diverse concentrazioni di virus, dopo una calibrazione molto attenta effettuata con i colleghi di INAF e INT” – afferma Mara Biasin, docente di Biologia applicata dell’Università Statale di Milano – “e abbiamo trovato che è sufficiente una dose molto piccola – 3.7 mJ/cm2 , cioè equivalente a quella erogata per qualche secondo da una lampada UV-C posta a qualche centimetro dal bersaglio – per inattivare e inibire la riproduzione del virus di un fattore 1000, indipendentemente dalla sua concentrazione”. Andrea Bianco, Tecnologo INAF aggiunge: “Con dosi così piccole è possibile attuare un’efficace strategia di disinfezione contro il Coronavirus. Questo dato sarà utile a imprenditori e operatori pubblici per sviluppare sistemi e attuare protocolli ad hoc utili a contrastare lo sviluppo della pandemia”.
Il risultato ottenuto è stato molto importante anche al fine di validare uno studio parallelo, coordinato da INAF e Università degli Studi di Milano, per comprendere come gli ultravioletti prodotti dal nostro Sole, al variare delle stagioni possano incidere sulla pandemia, inattivando in ambienti aperti il virus presente in aerosol, contenuto ad esempio nelle piccolissime bollicine prodotte dalle persone quando si parla o, peggio, con tosse e starnuti. In questo caso ad agire non sono i raggi ultravioletti corti UV-C (anch’essi prodotti dal Sole, ma assorbiti dallo strato di ozono della nostra atmosfera) bensì i raggi UV-B e UV-A, con lunghezza d’onda tra circa 290 e 400 nanometri, quindi maggiore degli UV-C. In estate, in particolare nelle ore intorno a mezzogiorno, bastano pochi minuti perché la luce ultravioletta del Sole riesca a rendere inefficace il virus, come dimostrato da una recente misura in luce UV-A e UV-B dal Laboratorio di Biodifesa del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Tali risultati sono in buon accordo anche con quelli del primo articolo poc’anzi descritto, se opportunamente rapportati alle lunghezze d’onda più lunghe degli UV-B e UV-A. Fabrizio Nicastro, Ricercatore INAF commenta: “Il nostro studio sembra spiegare molto bene come la pandemia COVID19 si sia sviluppata con più potenza nell’emisfero nord della Terra durante i primi mesi dell’anno e ora stia spostando il proprio picco nei Paesi dell’emisfero sud, dove sta già iniziando l’inverno, attenuandosi invece nell’emisfero nord”. Sebbene altri fattori possano avere influenzato l’attenuazione del contagio che si registra nel nostro Paese da alcune settimane (distanziamento sociale, mutazione del virus, ecc.), potrebbe essere istruttivo verificare nei mesi autunnali se una eventuale seconda ondata di contagi possa essere collegata alla minore efficacia del Sole nel neutralizzare il virus e quindi capire se il ruolo della radiazione emessa dal Sole sia stato determinante per l’attenuazione dei contagi, o abbia avuto solo un ruolo coadiuvante, e in che misura.
Lo studio di INAF e Università degli Studi di Milano è in linea con il modello del laboratorio di biodifesa delle forze armate americane, originariamente proposto nel 2005 da Lytle e Sagripanti, per spiegare l’andamento stagionale di certi virus, come ad esempio quelli influenzali.
“Gli studi effettuati sono di grande rilievo nell’ambito del contrasto alla pandemia COVID19 e dimostrano come l’approccio multidisciplinare condotto da ricercatori di Istituti diversi possa portare a eccellenti risultati” – aggiunge dice Mario Clerici, docente di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore scientifico dell’IRCCS di Milano della Fondazione Don Gnocchi. “Le attività intraprese da INAF contro la pandemia COVID19 sono iniziate nello scorso marzo su specifico impulso diretto dal Ministero di Università e Ricerca a tutte le Università ed Enti di Ricerca. Le tecnologie e le competenze sviluppate in ambito astrofisico trovano ora applicazione e grande utilità per la società civile e sono utili al mondo imprenditoriale”
(fonte: La Statale News)
Formula di noleggio a lungo termine
La sanificazione frequente, nella formula di noleggio a lungo termine proposta da Nevlight-healthcare, diventa più accessibile anche dal punto di vista economico, rispetto agli interventi di sanificazione periodica. Ma soprattutto garantisce un livello costante di qualità dell’aria e dell’ambiente.
Noleggio Operativo aspetti finanziari e fiscali e vantaggi nel servizio
Il Noleggio operativo o renting operativo.
Il noleggio operativo di beni mobili (renting) è sostanzialmente un pagamento mensile di un canone per l’utilizzo di beni e di alcuni servizi ad esso connessi (manutenzione, installazione, garanzie). La durata del Noleggio operativo messo a disposizione da Nevlight ai propri clienti può essere di 24-36-48 o 60 mesi, con canone mensile. Le fatture di noleggio sono fatture di erogazione di servizi, per cui i canoni di locazione sono considerati costi di esercizio e possono essere dedotti al 100% dall’imponibile fiscale. Ai fini IRAP non vi è incidenza sulla base imponibile, ed è prevista la deducibilità totale dei canoni senza la distinzione fra capitale e interessi come avviene invece per la locazione finanziaria (leasing). A fine contratto il bene può essere ceduto da Nevlight all’azienda che ha usufruito del servizio tramite un riscatto variabile dal 2 al 3 % a seconda della durata della locazione.
Vantaggi rispetto ad altre forme di acquisto e pagamento
Aspetti finanziari
- Nessuna immobilizzazione di capitali
- Non toglie la liquidità aziendale
- Costi certi e programmati
- Nessuna gestione dei cespiti
Aspetto fiscale e bilanci aziendali
Nel Noleggio Operativo, non ci sono ammortamenti ed il canone pagato viene considerato un costo. Rispetto al finanziamento e al leasing l’IRAP non si paga sulla quota interessi, non esiste infatti distinzione fra quota capitale e quota interessi. Mentre il Leasing o i fidi bancari incidono sui bilanci dell’azienda in modo negativo, il Noleggio Operativo, non appesantisce il bilancio, il Noleggio Operativo, non viene computato come investimento ai fini degli studi di settore.
Nel noleggio operativo il “super-ammortamento” spetta alla società concedente la quale “riversa” il trattamento sotto la forma di un minor canone locazione operativa, questo in modo tale che l’utilizzatore possa usufruire immediatamente del beneficio senza dover attendere la dichiarazione dei redditi.
Nel Noleggio Operativo di fatto la garanzia passa da 12 e fino 60 mesi a seconda della durata del Noleggio Operativo,di fatto è una copertura incondizionata sul prodotto, senza limiti di funzionamento, ciò vuol dire che ove si rompesse uno dei nostri apparecchi, il cliente avrà la sostituzione o la riparazione dello stesso gratuitamente. Il nostro servizio di Noleggio Operativo quindi si può considerare un “l’assenza totale di pensieri“, il cliente dovrà preoccuparsi di alzare il telefono se riscontra delle anomalie, al resto pensa l’azienda.
Nevlight si muove in una logica a progetto e con modalità estremamente flessibili, siano essi società di persone o di capitali, associazioni, enti, condomini .
Vantaggi della sanificazione ambientale
Con il termine pulizia si indica l’insieme delle operazioni volte a eliminare lo sporco visibile come la polvere, le macchie, i corpi estranei, i rifiuti e i cattivi odori. La pulizia è un intervento che si ottiene con operazioni di lavaggio approfondito e con l’ausilio di detergenti. Una volta effettuata conferisce l’aumento immediato del valore igienico ed estetico di un luogo. Per disinfezione si intende lo step successivo alla pulizia che ha l’obiettivo di ridurre al massimo la carica di microrganismi, anche patogeni. Viene effettuata in un ambiente circoscritto e con l’ausilio di detergenti disinfettanti o altri sistemi di disinfezione ambientale. Ci sono dei casi in cui però occorre effettuare per legge, e per la sicurezza della comunità, un intervento più approfondito sugli ambienti. In alcune circostanze la sanificazione e sterilizzazione si applicano di pari passo per agire in modo massivo su ogni forma vitale vegetativa, spore e virus.
Sanificazione ambientale
Questo intervento per sortire effetti, ed essere a norma di legge, deve essere condotto negli ambienti periodicamente e con costanza. È interessante notare come in un habitat sanificato si riducano i costi aziendali perché diminuiscono i giorni di malattia del personale. Godere di un ambiente lavorativo confortevole, con l’aria sanificata, corrisponde ad avere una maggiore qualità della vita.
Vediamo insieme quali sono gli altri vantaggi della sanificazione ambientale:
- Abbattimento batteri, virus, muffe, funghi;
- Abbattimento degli inquinanti chimici/biologici;
- Eliminazione allergeni;
- Riduzione particelle fini;
- Eliminazione cattivi odori;
- Riduzione giorni di malattia sui posti di lavoro (aria sanificata=qualità della vita);
- Miglioramento produttività del lavoro;
- Rispetto norme e regolamenti.
Quali sono gli ambienti in cui viene consigliato l’intervento di pulizia e sanificazione?
L’insieme delle attività di sanificazione volte a rendere gli ambienti rispondenti alle norme igieniche per ridurne la carica microbiologica sono da applicare in tutti gli ambienti.Nella fattispecie sono essenziali nel:
- Settore ristorazione/alberghi: per garantire agli ospiti spazi più salubri e gradevoli in cui soggiornare, far sì che le vivande vengano preparate in condizioni igienico-sanitarie ottimali per difendere la salute di tutti, dal personale alla clientela.
- Settore ospedaliero: per garantire ai degenti e al personale tecnico un ambiente sanitario meno esposto alla contaminazione batterica e virale.
- Settore Uffici: per diminuire il tasso di malattia e quindi raggiungere benessere nei lavoratori ed avere maggiore produttività. Come si effettua? Attraverso la sanificazione dei congegni: scrivanie, tastiera del pc, il telefono, condotti d’areazione e di tutti i dispositivi impiegati ogni giorno da più persone.
- Luoghi di Lavoro e grandi punti di aggregazione: è importante che avvengano sanificazioni periodiche in luoghi molto frequentati come ad esempio le palestre, caratterizzate da ambienti dall’alto grado di umidità. Il vapore contribuisce a far sviluppare la formazione di muffe e funghi. Anche i centri e le grandi attività commerciali, punti di snodo e scambio di tantissimi individui, hanno il dovere di rendere gli ambienti privi di cariche microbiche troppo elevate, abbattendo batteri, virus, muffe, funghi.
- Settore alimentare: la sanificazione è essenziale per poter garantire la miglior conservazione delle vivande ed evitare di provocare somministrazioni contaminate. Gli alimenti divengono con facilità veicolo di malattie ed infezioni. Sanificare le cucine e i mezzi di trasporto alimentare fa sì che i prodotti si mantengano bene e che si eviti la contaminazione da batteri ed altri elementi patogeni.
- Settore Residenziale: per garantire un ambiente più confortevole e sano alle persone. Negli ultimi anni, le statistiche connesse alla qualità dell’aria interna (IAQ), ci hanno mostrato un forte aumento degli inquinanti fisici e microbiologici negli ambienti privati e un peggioramento della qualità dell’aria.
Nevlight -Healthcare propone una vasta gamma di prodotti per Sanificare.
La luce UV può combattere i coronavirus?
La luce ultravioletta può uccidere il nuovo coronavirus – COVID-19
Secondo le ultime linee guida sulla diagnosi e il trattamento del nuovo coronavirus rilasciato dalla Commissione Nazionale della Salute, il virus è sensibile a luce ultravioletta e calore, quindi la radiazione ultravioletta può efficacemente eliminare il virus.
Cosa uccide i nuovi coronavirus?
Nella settima linea guida sulla diagnosi e il trattamento del nuovo coronavirus pubblicata dalla Commissione Sanitaria Nazionale, diverse sostanze e trattamenti sono elencati come metodi efficaci per inattivare il coronavirus. Controlliamo con attenzione e seguiamo i suoi consigli.
- Luce ultravioletta
Il nuovo coronavirus è sensibile alla luce ultravioletta, quindi le radiazioni ultraviolette possono efficacemente eliminare il virus.
La luce UV è così efficace nell’uccidere batteri e virus
Ian Lipkin, direttore del Centro per le Infezioni e Immunità dell’Università della Columbia, ha studiato il nuovo coronavirus. Dice che la luce del sole, che è meno abbondante in inverno, può aiutare ad abbattere i virus che possono essere sulle superfici. Ha detto anche “La luce UV scompone l’acido nucleico. Sterilizza quasi (le superfici). Se all’esterno, è generalmente più pulito che all’interno e’ semplicemente a causa di quella luce UV”.
Come la luce UV combatte i coronavirus?
Da diversi decenni, è noto agli scienziati che la luce UV germicida ad ampio spettro, con lunghezze d’onda comprese tra 200 e 400 nanometri (nm), è molto efficace nell’uccidere batteri e virus distruggendo i legami che tengono insieme il loro DNA. Inoltre, l’ossigeno può anche assorbire energia dalla luce UV per formare ozono per la disinfezione. La luce ultravioletta UVC non solo uccide il virus sulle superfici, ma anche quelle nell’aria. Il nuovo coronavirus è una sorta di virus RNV a singolo filamento a senso positivo, come il virus SARS e MERS. Le ricerche sulla SARS hanno scoperto che questo tipo di virus è sensibile alle radiazioni di calore e alla luce UVC e può essere ridotto quando l’esposizione alle radiazioni UVC è più forte di 90 μW/cm2.
Il CDC (centro per il controllo e la prevenzione delle malattie) suggerisce di usare gli UV per uccidere COVID-19
Domande e risposte sulla gestione dei rifiuti
D: Cosa devono sapere le aziende che si occupano della gestione dei rifiuti sulle acque reflue e le acque di scarico provenienti da un impianto di trattamento delle acque reflue o da una comunità con un paziente positivo o una persona sotto quarantena.
R: I rifiuti generati nella cura delle persone in quarantena o dei pazienti con COVID-19 confermato non comportano considerazioni aggiuntive per la disinfezione delle acque reflue negli Stati Uniti. I coronavirus sono suscettibili alle stesse condizioni di disinfezione nelle comunità e nelle strutture sanitarie degli altri virus, quindi le attuali condizioni di disinfezione negli impianti di trattamento delle acque reflue dovrebbero essere sufficienti. Ciò include le condizioni per pratiche come l’ossidazione con ipoclorito (ad esempio, candeggina al cloro) e acido peracetico, così come l’inattivazione con l’irradiazione UV.
La luce UV è così efficace nell’uccidere i batteri e i virus che viene spesso utilizzata in ospedali per sterilizzare le apparecchiature.
Sicurezza nell’utilizzo della luce UV-C
Mentre la luce UV-C è tutta naturale e uccide i virus in pochi secondi, gli occhi e la pelle umana non dovrebbero essere esposti alla luce UV-C, che è invisibile. Permettiamo che una certa porzione dello spettro visibile della luce venga emessa anche dall’apparecchio, in modo che l’utente sappia che la luce UV-C è attiva e si allontani.
Autobus irradiati con fasci di luce ultravioletta
Gli esperti della salute in Cina stanno irradiando gli autobus con fasci di luce ultravioletta nel tentativo di contenere la diffusione del coronavirus. Con virus che si diffondono attraverso droplets, goccioline di saliva che vengono espulse quando si parla, tossisce e starnutisce e vanno a depositarsi sulle superfici, stazioni e mezzi di trasporto pubblici sono visti come focolai di infezione. Linee guida emesse dalla Commissione sanitaria nazionale Cinese dicono che il virus è sensibile alla luce ultravioletta e al calore. Foto scattate a Shanghai mostrano interi autobus inondati dal bagliore delle lampade che irradiano luce UV per sradicare qualsiasi traccia di virus e microrganismi.